mercoledì 4 novembre 2015
...Le ombre della notte
Domenica notte, freddo e nebbiolina.
<< CODICE GIALLO - EVENTO VIOLENTO IN STRADA - DINAMICHE NON NOTE>>
Queste le confortanti informazioni, di quello che è ormai il terzo servizio di fila della nottata.
Il target è un po' fuori dalle nostre classiche zone di intervento, ci vorranno tra i 7 e i 10 minuti circa per raggiungerlo, minuti durante i quali confido vivamente siano già giunte sul posto le forze dell'ordine.
Sono le 02:30, le strade della periferia milanese sono praticamente deserte. La sirena rimbomba forte nell'abitacolo e i lampi blu si riflettono nella foschia creando un effetto quasi suggestivo.
Indosso la giacca della divisa, allaccio la cerniera fino al bavero, stringo i polsini e mi infilo un secondo paio di guanti.
Arriviamo nella zona indicataci dalla centrale, avendo come unico riferimento per individuare il luogo dell'evento, un grosso supermercato che si affaccia su tre vie diverse.
Da un lato la ferrovia e dall'altro un grande complesso di uffici.
In giro non c'è un anima. Sembra che il freddo oggi, abbia spinto tutte le prostitute che di solito battono la zona a starsene a casa al caldo oppure più verosimilmente, i loro clienti, a cercare ancor più calore in questa notte fredda e malinconica,
Notiamo in lontananza un ragazzo di colore, che si sporge in strada sbracciandosi, per attirare la nostra attenzione. Cazzo quando si sbracciano così tanto non è mai un buon segno !
Accanto a lui, riverso sul marciapiede, un altro ragazzo, con la testa avvolta da uno straccio completamente intriso di sangue. Che se avessi incontrato ieri avrei scambiato per un fantastico e quanto mai realistico, travestimento per Halloween.
Attorno a loro niente e nessuno nel raggio di diversi metri. Sembra l'ambientazione di un horror e se c'è una cosa che ho imparato guardandoli, è di non andare mai a vedere da dove provengano i rumori misteriosi
L'autista accosta l'ambulanza al marciapiede, scendo con cautela mantenendomi vicino allo sportello , prima di iniziare il soccorso voglio capire se la scena è del tutto sicura o se sussistano eventualmente altri pericoli.
"Cosa è successo ?" chiedo al ragazzo
"No parlo bene italiano" Ci mancava anche questa! vabbè dai proviamo con l'inglese, l'esame da quattro crediti di "inglese medico" servirà pur a qualcosa .
"What's happened to your friend? "
Se il mio accento e la mia pronuncia sono pessime, le sue sono ancora peggio. E' agitato e confuso, da quel che riesco a capire, il ragazzo disteso sul marciapiede è stato colpito alla testa mentre dormivano all'addiaccio vicino alla ferrovia e lui l'ha trasportato fino alla strada e chiamato l'ambulanza.
La prima valutazione del ragazzo non è confortante. Vie aeree pervie e meccanica respiratoria apparentemente non compromessa.. Gli occhi sono aperti, ma non ha nessun tipo di risposta, in qualsiasi lingua gli si provi a parlare. C'è però reazione allo stimolo doloroso, pupille isocoriche e normo reagenti ( ma facciamo finta che io non l'abbia scritto, visto che in teoria, non avrei nè la qualifica nè le competenze per affermarlo ).
Ha due grosse ferite molto profonde a livello dell'arcata sopraccigliare e in regione temporale , dalle quali continua a fuoriuscire parecchio sangue, tanto da aver creato una piccola pozza alla base della testa.
Terzo e quarto predispongono il ragazzo all'immobilizzazione spinale e tentano di frenare l'emorragia. Il compagno continua a muoversi ansiosamente attorno a noi. Cerco di capire meglio l'accaduto e la dinamica dell'evento, visto che per quanto uno possa essere bravo a fare a cazzotti, non ti apre la testa in quel modo a mani nude.
Il suo racconto è confuso : a quanto pare le ferite alla testa sono state inferte con una bottiglia di vetro e non più mentre stavano dormendo, ma durante un diverbio. Ricostruire un'eventuale storia sanitaria è un'impresa ardua. L'unica cosa che continua a ripetere con insistenza è di volere la polizia. Inutile dirgli che la vorrei anch'io tanto quanto lui.
Do uno sguardo ai parametri del ragazzo, che tutto sommato potrebbero essere ben peggiori. La valutazione testa piedi non evidenzia altre ferite, edemi o deformità. Eseguiamo il rog roll e lo posizioniamo sulla spinale.
Il sanguinamento alla testa è nettamente diminuito , senza però essersi ancora arrestato. Si pensa al posizionamento di una canula orofaringea, per il persistere dello stato di coscienza alterato , che non viene però tollerata.
Finiamo di stringere le cinghie del ragno e ricomponiamo lo zaino sanitario; mentre i rumori di un treno che passa in sottofondo e la luce del lampione che tinge di arancio l'aria, rendono la scena piuttosto inquietante.
Durante il trasporto, le condizioni del ragazzo migliorano. Recupera progressivamente lucidità, anche se appare sempre molto confuso e disorientato.
I carabinieri arrivano che lo stiamo togliendo dalla spinale, dopo che la TAC non ha evidenziato lesioni ed il chirurgo di guardia, brama dalla voglia di ricucirgli la testa.
La tentazione di soffermarmi a parlare con loro, descrivendogli con inutile dovizia di particolari tutto l'accaduto a partire dal nostro arrivo è molta, soprattutto perché fuori c'è da ripulire mezza ambulanza imbrattata di sangue,
Tuttavia mi metto una mano sulla coscienza e penso all'ottimo lavoro di squadra appena concluso e mi immagino gli altri, indaffarati ed infreddoliti nel ripulire tutti i presidi.
In breve li raggiungo, per scoprire poi che, a quanto pare, aspettavano solo me prima di iniziare a metter mano a scottecs e disinfettante...
venerdì 11 settembre 2015
...Granelli di sabbia
Normalmente,
chiunque indossi una divisa e operi con essa in un ambiente esterno durante
tutto l’arco dell’anno, non appena gliene fornirete la possibilità ( e mi
raccomando non fate l’errore di fornirgliela) non farà che lamentarsi di come questa tenga
ovviamente freddo d’inverno e caldo in estate. Soprattutto se è fine Luglio, le
lancette dell’orologio segnano mezzogiorno e mezza ed i tuoi scarponi, stanno sprofondando nella
sabbia della spiaggia, nel tentativo di far avanzare la barella lungo la
passerella in plastica, un po’ malconcia, che collega il parcheggio al mare.
Durante un intervento in spiaggia, non esiste cosa peggiore della sabbia. Ti si infila ovunque e il riflesso dei raggi del sole sui suoi fini granelli bianchi, ti acceca, impedendoti quasi ti tenere gli occhi aperti.
Sono letteralmente in un bagno di sudore e se io, che sono su questa spiaggia
da meno di un quarto d’ora, sento già di non poter resistere ancora a lungo, mi
chiedo come abbia fatto Anishka a reggere fino ad ora, prima di collassare.
Lui parla poco l’italiano, ma dai pochi sintomi che riesce a descrivere e da quello che ci dicono i bagnanti che hanno assistito alla scena, sembra proprio una sincope.
E ci credo ! Ci saranno 37 gradi all’ombra, un sole che spacca le pietre e con ogni probabilità, è dalla prima mattina, che sta facendo avanti e indietro lungo la spiaggia, caricandosi sulle spalle tutta la sua mercanzia, che a confronto, lo zaino sanitario che porto io adesso e di cui tanto vorrei sbarazzarmi, sembra una piuma.
Lui parla poco l’italiano, ma dai pochi sintomi che riesce a descrivere e da quello che ci dicono i bagnanti che hanno assistito alla scena, sembra proprio una sincope.
E ci credo ! Ci saranno 37 gradi all’ombra, un sole che spacca le pietre e con ogni probabilità, è dalla prima mattina, che sta facendo avanti e indietro lungo la spiaggia, caricandosi sulle spalle tutta la sua mercanzia, che a confronto, lo zaino sanitario che porto io adesso e di cui tanto vorrei sbarazzarmi, sembra una piuma.
Quando siamo
arrivati, lo abbiamo trovato disteso sotto un gazebo di uno stabilimento
balneare, pallido ( per quanto possa trasparire dalla sua pigmentazione mulatta
) esausto e sudato, tanto che per riuscire a metterlo sulla barella abbiamo
dovuto utilizzare il telo.
Pressione che dire bassa è un eufemismo e glicemia uguale.
Il medico, giunto poco dopo di noi, ha eseguito un ecg ed una valutazione neurologica, che non hanno evidenziato particolari anomalie, ha iniziato a somministrargli una flebo di glucosata e ci ha inviato in codice giallo in ospedale, per poi rifugiarsi al fresco della pineta insieme all'infermiere, ancora prima che potessimo chieder loro una mano, non dico a spingere la barella, quello sarebbe stato chiedere troppo, ma quanto meno a riportare sull'ambulanza i nostri presidi, per poter lavorare senza altri carichi aggiuntivi.
Da quando siamo saliti sull'ambulanza, complici anche la flebo e il fresco dell’aria condizionata, Anishka sembra si stia riprendendo, ci sorride e ci ringrazia in continuazione.
Viene dallo Sri Lanka, ha 24 anni ed è nel nostro paese da poco meno di un anno, lì ha lasciato moglie e due figli. Con quel poco di italiano che riesce a parlare, ci dice che è la prima volta che finisce in ospedale e chiede se sarà di nuovo in forze stasera per il suo secondo lavoro, come lavapiatti.
Inutile dirgli che sarebbe meglio stesse a riposo per oggi, ha già perso la giornata di lavoro e non è certo ritroverà la sua merce domani, temporaneamente stipata presso lo stabilimento balneare dove si era sentito male. Non può rischiare di perdere anche il lavoro serale.
Mi piacerebbe conoscere più fondo la sua storia, avere modo di dialogarci meglio, ma il tempo e lingua non facilitano per nulla la cosa.
Pressione che dire bassa è un eufemismo e glicemia uguale.
Il medico, giunto poco dopo di noi, ha eseguito un ecg ed una valutazione neurologica, che non hanno evidenziato particolari anomalie, ha iniziato a somministrargli una flebo di glucosata e ci ha inviato in codice giallo in ospedale, per poi rifugiarsi al fresco della pineta insieme all'infermiere, ancora prima che potessimo chieder loro una mano, non dico a spingere la barella, quello sarebbe stato chiedere troppo, ma quanto meno a riportare sull'ambulanza i nostri presidi, per poter lavorare senza altri carichi aggiuntivi.
Da quando siamo saliti sull'ambulanza, complici anche la flebo e il fresco dell’aria condizionata, Anishka sembra si stia riprendendo, ci sorride e ci ringrazia in continuazione.
Viene dallo Sri Lanka, ha 24 anni ed è nel nostro paese da poco meno di un anno, lì ha lasciato moglie e due figli. Con quel poco di italiano che riesce a parlare, ci dice che è la prima volta che finisce in ospedale e chiede se sarà di nuovo in forze stasera per il suo secondo lavoro, come lavapiatti.
Inutile dirgli che sarebbe meglio stesse a riposo per oggi, ha già perso la giornata di lavoro e non è certo ritroverà la sua merce domani, temporaneamente stipata presso lo stabilimento balneare dove si era sentito male. Non può rischiare di perdere anche il lavoro serale.
Mi piacerebbe conoscere più fondo la sua storia, avere modo di dialogarci meglio, ma il tempo e lingua non facilitano per nulla la cosa.
Lo lasciamo sul letto del pronto soccorso,dal quale continua a salutarci fino a che non scompariamo dietro le porte automatiche, un po’ frastornato, ma allo stesso tempo incuriosito dall'ambiente che lo circonda.
Fatti due passi nel parcheggio verso l'ambulanza, sento lo stomaco che inizia a brontolare, il che mi indica che non dovrebbe mancare molto a fine turno. Dai che poi si va in spiaggia con gli altri ragazzi del “Mare-Volontariato”, forse però prima di ripartire, è meglio che mi svuoti gli scarponcini dalla sabbia…
mercoledì 17 giugno 2015
...Shock consigliato
E’ da circa due ore che Maria ha dolore al petto : un dolore strano però, come mai provato prima, che le arriva fin dietro la schiena e le causa un malessere diffuso a tutto al corpo. Ma lei ha solo 40 anni, è sempre stata in salute e non ci fa troppo caso, non sarà nulla, passerà da solo.
Quel dolore però diventa via via sempre più forte, quasi insopportabile, come una morsa, forse è il caso di andare in ospedale…
All’improvviso però ,la situazione precipita. La donna spalanca gli occhi e si accascia sul pavimento priva di sensi. Smette di respirare.
Non so cosa sia successo dopo, in quegli interminabili minuti che
sono trascorsi dalla chiamata al 118 fino
al nostro arrivo. Quando entriamo in casa però il marito è su di lei, l’ha
distesa sul pavimento e seguendo le istruzioni dell’operatore di centrale ha
iniziato il massaggio cardiaco.
La donna è in gasping. Un rantolo si libera dalla sua gola e sebbene possa sembrare che stia respirando, in realtà i polmoni non si espandono minimamente.
La donna è in gasping. Un rantolo si libera dalla sua gola e sebbene possa sembrare che stia respirando, in realtà i polmoni non si espandono minimamente.
Il Capo-equipaggio si lancia sul torace e prosegue il massaggio
cardiaco, iniziato dal marito. Ha un fisico esile Maria, per le compressioni
basta un braccio solo, se non si vuole spaccare tutto.
Taglio la t-shirt e scopro completamente il torace, accendo il DAE, posiziono e connetto le piastre.
Alla prima analisi rileva movimento, probabilmente il respiro agonico, che si sta facendo via via sempre più inesistente, sta creando degli artefatti.
Pochi istanti dopo ripete nuovamente l’analisi << shock consigliato >> . Erogo la scarica. Il corpo di Maria si contrae e si rilascia nel giro di un paio di secondi, ma purtroppo nessun segno di ripresa.
Andiamo avanti con le manovre di rianimazione: le compressioni si alternano alle ventilazioni con l’ambu, siamo quasi arrivati ormai alla seconda analisi, quando all’improvviso Maria riprende a respirare.
Taglio la t-shirt e scopro completamente il torace, accendo il DAE, posiziono e connetto le piastre.
Alla prima analisi rileva movimento, probabilmente il respiro agonico, che si sta facendo via via sempre più inesistente, sta creando degli artefatti.
Pochi istanti dopo ripete nuovamente l’analisi << shock consigliato >> . Erogo la scarica. Il corpo di Maria si contrae e si rilascia nel giro di un paio di secondi, ma purtroppo nessun segno di ripresa.
Andiamo avanti con le manovre di rianimazione: le compressioni si alternano alle ventilazioni con l’ambu, siamo quasi arrivati ormai alla seconda analisi, quando all’improvviso Maria riprende a respirare.
Cazzo non ci credo! Ce l’abbiamo fatta , il torace si espande!
Certo il respiro non è dei migliori è superficiale e forse troppo frequente, la donna continua ad essere incosciente, ma cazzo sta respirando da sola!
E’ la prima volta che mi capita di riprendere una persona in arresto e ora non bisogna perdere la concentrazione.
Certo il respiro non è dei migliori è superficiale e forse troppo frequente, la donna continua ad essere incosciente, ma cazzo sta respirando da sola!
E’ la prima volta che mi capita di riprendere una persona in arresto e ora non bisogna perdere la concentrazione.
Qualche secondo dopo i primi respiri di Maria, entra
provvidenzialmente in casa l’equipaggio dell’automedica.
Faccio subito spazio alla dottoressa che prende il mio posto alla testa della donna, mentre in men che non si dica l’infermiere ha già reperito un accesso venoso e si destreggia tra flebo e cavi del monitor. Equipaggio tosto stasera per fortuna, con la dottoressa mi è già capitato di lavorare qualche volta, ed è una rianimatrice coi contro cazzi : decisa, preparata e determinata, è il medico che ogni studente ,almeno per quel che mi riguarda, vorrebbe e dovrebbe diventare.
Le manovre vanno avanti per diversi minuti, viene intubata e le si continuano ad infondere farmaci. La situazione è ovviamente molto tesa, aspiriamo più volte le vie aeree dalle quali continua a fuoriuscire sangue; è un continuo passare garze, boccette e sondini, mentre il capo-equipaggio ventila con l’ambu.
Ci si sta giocando il tutto per tutto, ma in tutto questo, il suo cuore, dopo la prima scarica, ha continuato a battere senza fermarsi.
Faccio subito spazio alla dottoressa che prende il mio posto alla testa della donna, mentre in men che non si dica l’infermiere ha già reperito un accesso venoso e si destreggia tra flebo e cavi del monitor. Equipaggio tosto stasera per fortuna, con la dottoressa mi è già capitato di lavorare qualche volta, ed è una rianimatrice coi contro cazzi : decisa, preparata e determinata, è il medico che ogni studente ,almeno per quel che mi riguarda, vorrebbe e dovrebbe diventare.
Le manovre vanno avanti per diversi minuti, viene intubata e le si continuano ad infondere farmaci. La situazione è ovviamente molto tesa, aspiriamo più volte le vie aeree dalle quali continua a fuoriuscire sangue; è un continuo passare garze, boccette e sondini, mentre il capo-equipaggio ventila con l’ambu.
Ci si sta giocando il tutto per tutto, ma in tutto questo, il suo cuore, dopo la prima scarica, ha continuato a battere senza fermarsi.
Lasciamo Maria in sala emergenze del pronto soccorso, accerchiata
da un numero indefinito tra medici ed infermieri, che come formiche, si
adoperano veloci e precisi su lei.
Sinceramente non credevo sarebbe sopravvissuta e la sensazione che mi ronzava per la testa era solo quella di aver rinviato l’invitabile.
Sinceramente non credevo sarebbe sopravvissuta e la sensazione che mi ronzava per la testa era solo quella di aver rinviato l’invitabile.
Qualche
giorno fa però, alla festa della nostra associazione è, arrivato un uomo. Si è avvicinato a Gianluca, il capo-equipaggio
che era di turno con me l’altra notte, e
non trovava le parole per ringraziarci. Maria ce l’ha fatta ! Dopo un giorno in
terapia intensiva, ha ripreso conoscenza e non sembra abbia riportato danni da
ipossia cerebrale. La situazione è talmente buona che entro una settimana prevedono
di rimandarla a casa .
Penso che questa sia una delle gioie e delle soddisfazioni più grandi che una persona possa mai provare, indescrivibile e forse incomprensibile per chi non ci è passato, anche se la nostra, è stata solo una piccola parte di tutto il lavoro svolto dai medici e dal personale sanitario, ma soprattutto dal marito, che se non avesse avuto la forza e la lucidità di iniziare tempestivamente il massaggio cardiaco, molto probabilmente io non sarei qui a raccontare questa storia.
Penso che questa sia una delle gioie e delle soddisfazioni più grandi che una persona possa mai provare, indescrivibile e forse incomprensibile per chi non ci è passato, anche se la nostra, è stata solo una piccola parte di tutto il lavoro svolto dai medici e dal personale sanitario, ma soprattutto dal marito, che se non avesse avuto la forza e la lucidità di iniziare tempestivamente il massaggio cardiaco, molto probabilmente io non sarei qui a raccontare questa storia.
venerdì 22 maggio 2015
...Le luci dell'alba
Questa notte sono rimasto a dormire in centralino: una delle
due stanze di sopra se la sono accaparrata le ragazze e nell'altra è andata
andato a dormirci Marco, che con i suoi oltre 90 chili di stazza, la notte
assicura un concerto di russamento, che alla Scala pagherebbero per ascoltarlo.
Così apro la branda pieghevole, la sistemo in sala radio, ci stendo sopra le mie lenzuola e spero di riuscire a chiudere occhio almeno per le 4 ore che mi sono rimaste, anche perché domani ho lezione e i banchi delle nuove aule dell’Università sono parecchio scomodi per dormire.
Così apro la branda pieghevole, la sistemo in sala radio, ci stendo sopra le mie lenzuola e spero di riuscire a chiudere occhio almeno per le 4 ore che mi sono rimaste, anche perché domani ho lezione e i banchi delle nuove aule dell’Università sono parecchio scomodi per dormire.
Che strano questo trillo…cosa centra in questo momento ?
Aspetta ; ma chi sono queste persone ?
Perché questo suono fastidioso non smette !?
Cazzo, stavo sognando. Ma il trillo no, quello invece era
vero , che gracchiante ed insistente, come a dire : “ Sveglia ! Muoviti fancazzista! ” ci intima di partire
verso una nuova missione.
<< GIALLO –
INC. STRADALE – TAMPONAMENTO AUTO AUTO >> sono queste le scarse informazioni che ci compaiono sul terminale, in aggiunta
ad un indirizzo quanto mai vago, come sempre d'altronde, quando avvengono su strade extraurbane.
Sta albeggiando e la sirena dell'ambulanza, sembra essere per qualche istante, una colonna sonora quasi piacevole che fa da contorno ai primi raggi di sole che si stagliano sui campi.
Siamo i primi sulla scena e purtroppo lo rimarremo per tutta
la durata dell’intervento. Due auto si
sono tamponate, finendo sul margine destro della carreggiata, la situazione non sembra particolarmente grave
: non ci sono lamiere accartocciate, ad un primo sguardo gli abitacoli sono
perfettamente raggiungibili e gli occupanti sono usciti spontaneamente dai veicoli.
Scendo velocemente dall'ambulanza, quando vedo invece che un uomo è ancora al posto di guida : il sedile completamente reclinato all'indietro e quello che sembrava essere una delle persone coinvolte nell'incidente è in realtà il benzinaio della stazione di servizio di fronte.
Merda ! e io che pensavo ce la saremmo cavata in fretta…
Scendo velocemente dall'ambulanza, quando vedo invece che un uomo è ancora al posto di guida : il sedile completamente reclinato all'indietro e quello che sembrava essere una delle persone coinvolte nell'incidente è in realtà il benzinaio della stazione di servizio di fronte.
Merda ! e io che pensavo ce la saremmo cavata in fretta…
Mando il terzo ad immobilizzare manualmente il rachide,
mentre effettuo una prima valutazione sommaria, nell'attesa che il quarto porti
ked, collare e spinale.
Già di primo acchito Paolo, non mi piace per niente : respiro affannoso, forte dolore a sterno e coste, bradicardico e con saturazione in calo. Insomma bisogna fare bene e quanto più possibile veloce.
Posizioniamo il collare e iniziamo a sistemare l'immobilizzatore spinale; Paolo nel frattempo si fa sempre meno lucido, inizia a rispondere con minor enfasi alle nostre domande e a lamentare sempre più dolore.
Deve aver preso una bella botta, gli airbag sono esplosi e non sono neanche sicurissimo del fatto portasse la cintura al momento dello scontro. Le auto e i tir continuano scorrere veloci al nostro fianco, c’è parecchio traffico fin dal primo mattino e dei Carabinieri a fare viabilità ancora nessuna traccia…
Già di primo acchito Paolo, non mi piace per niente : respiro affannoso, forte dolore a sterno e coste, bradicardico e con saturazione in calo. Insomma bisogna fare bene e quanto più possibile veloce.
Posizioniamo il collare e iniziamo a sistemare l'immobilizzatore spinale; Paolo nel frattempo si fa sempre meno lucido, inizia a rispondere con minor enfasi alle nostre domande e a lamentare sempre più dolore.
Deve aver preso una bella botta, gli airbag sono esplosi e non sono neanche sicurissimo del fatto portasse la cintura al momento dello scontro. Le auto e i tir continuano scorrere veloci al nostro fianco, c’è parecchio traffico fin dal primo mattino e dei Carabinieri a fare viabilità ancora nessuna traccia…
La gestione di un paziente che abbia
riportato, anche solo potenzialmente, dei traumi è dal mio punto di vista uno
degli scenari più impegnativi per un soccorritore, ancor più forse di un
arresto cardiaco : bisogna prestare molta attenzione, ridurre al minimo
ulteriori scossoni e stare particolarmente attenti al rischio evolutivo.
Riusciamo finalmente ad estrarre Paolo dal veicolo ed ad immobilizzarlo sulla spinale.
Il dolore al torace, si fa sempre più insostenibile e a differenza dei tanti altri che ho posizionato sulla tavola rigida, Paolo non si lamenta quasi per nulla della scomodità del presidio, anzi diventa sempre meno contattabile.
In questo momento mi piacerebbe tanto essere in una di quelle Regioni che sulle ambulanze abbiano medico o quanto meno infermiere a bordo, purtroppo però dalle nostre parti, le automediche sono merce alquanto rara, così mi ritrovo da solo, a monitorare un paziente piuttosto instabile, confidando in tutta la bravura dell’autista, per raggiungere il pronto soccorso nel più breve tempo possibile.
Riusciamo finalmente ad estrarre Paolo dal veicolo ed ad immobilizzarlo sulla spinale.
Il dolore al torace, si fa sempre più insostenibile e a differenza dei tanti altri che ho posizionato sulla tavola rigida, Paolo non si lamenta quasi per nulla della scomodità del presidio, anzi diventa sempre meno contattabile.
In questo momento mi piacerebbe tanto essere in una di quelle Regioni che sulle ambulanze abbiano medico o quanto meno infermiere a bordo, purtroppo però dalle nostre parti, le automediche sono merce alquanto rara, così mi ritrovo da solo, a monitorare un paziente piuttosto instabile, confidando in tutta la bravura dell’autista, per raggiungere il pronto soccorso nel più breve tempo possibile.
Fortunatamente l’ospedale è vicino e in 10 minuti siamo già in triage. Lascio Paolo nelle mani degli infermieri assieme a tutte le nostre attrezzature.
Ora mi tocca anche compilare la ricevuta per il trattenimento dei presidi in Pro
venerdì 24 aprile 2015
...Hijo de puta !
Immaginate un sabato sera di Gennaio, ragazzi che escono e si divertono dopo una settimana passata tra i banchi. Poi le ore passano, il tasso alcolemico aumenta, aggiungici magari qualche pasticca di troppo ed il gioco è fatto: per chi è di turno in città, il sabato notte è un vero inferno.
Bene; in provincia è esattamente l’opposto. Contrariamente alle
aspettative è un turno insolitamente tranquillo; tutti infatti si spostano
verso Milano e ne noi siamo ben felici. Al limite ti può capitare di andare a raccattare quelli
che, in qualche modo sono riusciti a mettere in moto la macchina, salvo poi
impastarsi alla prima curva, ma per loro
non nutro alcuna compassione.
Quando quindi vieni inviato nel paesino accanto al tuo, per
una persona incosciente in strada, tutto ti aspetteresti tranne che di
ritrovarti un sudamericano grosso come un toro, la cui puzza di alcol è
riconoscibile a chilometri, che dorme a
torso nudo sul selciato di un parco.
Chiariamoci, se non fosse metà Gennaio e lui
non fosse a torso nudo, una volta appurato che vuole essere lasciato in pace a
dormire, io avrei fatto dietro frunt e me ne sarei tornato tranquillamente in
sede. Purtroppo però stanotte fa freddo; molto freddo, lui non ha di che coprirsi
e se lo lasciassimo lì a smaltire la sbronza, tempo un paio d’ore e morirebbe assiderato.
“Buonasera ! Croce Rossa ! ”…Miguel apre lentamente gli
occhi, si guarda intorno un po’ spaesato e dopo quello che sembra essere uno
sforzo sovrumano, riesce ad alzarsi. Barcolla qualche istante, per poi
ritrovare l’equilibrio appoggiandosi di fatto all'autista.
Come
previsto, è ubriaco, ma non sembra pericoloso, tant’è che non appena acquistato
un briciolo di lucidità, inizia ad inondarci
con un torrente di parole spesso sconnesse e disarticolate tra loro,
dalla quali si evince però che è da parecchio tempo che risiede nel nostro
Paese, lavora come corriere e ha famiglia, ma purtroppo le cose ultimamente non
gli stanno andando bene e sta per cadere nel pericoloso tunnel della
depressione.
E’ impressionante come (complici forse anche
i fumi dell’alcol) si stia aprendo completamente con noi, senza freni o vincoli
di nessun tipo. Siamo per lui come una valvola di sfogo, dei perfetti
sconosciuti su cui riversare tutti i propri dubbi, le proprie preoccupazioni e frustrazioni.
Non di rado capita infatti di raccogliere sfoghi o confessioni, più o
meno velati, di chi è spaventato da ciò
che gli sta succedendo o dopo tante
sofferenze, è semplicemente stanco di lottare ancora. Questa volta però è diverso, più
Miguel parla e più si agita, fino che ad un certo punto, senza nessun motivo
apparente, sferra due pugni al torace al capo-equipaggio, gridandogli :“Hijo
de puta !”. Inizia ad urlare e ad agitare le braccia; colpisce anche me e l’autista .
Noi
ci allontaniamo velocemente, va bene porgere l’altra guancia ed aiutare il
prossimo, ma di stare a prendere cazzotti per nulla non mi va affatto.
Avvisiamo la Centrale, che provvede ad allertare i Carabinieri; ma l’arrivo della pattuglia non fa altro che
peggiorare le cose. Miguel alterna stadi di relativa calma a momenti di rabbia
incontrollata che, nonostante le aspettative, non si fa problemi a riversare
anche sulle forze dell’ordine.
Viene ammanettato ed immobilizzato e si opta per il
trasporto in ospedale.
I minuti che ci
separano dal pronto soccorso sembrano
però interminabili. Ho davanti a me un uomo completamente immobilizzato ed
inerme. Tutta la sua forza e la sua energia sono forzatamente contenute ed il
viso, bagnato dalle lacrime, è contratto nel disperato tentativo di liberarsi
da quelle costrizioni.
Mi chiedo cosa stia passando ora nella mente di quell'uomo.
Come ci si possa sentire privati della propria
libertà, completamente impossibilitati a muoversi, nelle mani di quattro
perfetti sconosciuti…Capisco gli sputi e gli insulti che continua ad indirizzare
nei nostri confronti, mi sento quasi in colpa ed arrivo a pensare che se in
questo momento gli venissero tolte le manette, la sua furia svanirebbe nel
nulla, così come è iniziata.
Arrivati in pronto soccorso però, scopriamo purtroppo che
Miguel non è nuovo a questo genere di episodi e nonostante gli sia stata
somministrata una massiccia dose di calmanti, sia stato lasciato completamente
libero da qualsiasi costrizione e si trovi sul letto di un ospedale, continua a
sbraitare e ribaltare qualsiasi cosa gli capiti a portata di mano.
Ma ormai il nostro lavoro è finito,
il paziente è stato trasportato in ospedale e la relazione di servizio è stata
timbrata.
Le porte automatiche si chiudono alle mie
spalle mentre trascino stancamente la barella verso l’ambulanza. L’aria fuori è
gelida, quasi tagliente. Respiro a pieni polmoni e guardo l’orologio : sono le
tre. Per quanto ora mi piacerebbe fermarmi non si può, è appena iniziato
l’orario degli incidenti…
venerdì 10 aprile 2015
...Permesso
“ Permesso, Buona sera. Che succede ? ” è un automatismo ormai, che ripeto ogni volta che entro in casa di qualcuno per un intervento...
Facendo quasi esclusivamente turni di notte, l’80% dei nostri servizi, si svolge tra le pareti di una casa ad un orario che varia tra le 22.00 e le 06.30: quel momento in cui, stanco dopo una giornata di lavoro, ti concedi alle braccia di Morfeo , lasciando cadere ogni difesa, protetto dalle calde mura di casa tua.
Ed è proprio in questi frangenti, che noi facciamo la nostra comparsa: quattro brutti personaggi dalle facce stanche e dalle divise rosso fuoco, carichi di borse, bombole e strani marchingegni che ti piombano in casa nel cuore della notte.
Il nostro più che un ingresso, è quasi un’irruzione: sia fisica che metaforica. Entriamo nei momenti più intimi e privati della vita delle persone, quei momenti in cui mai ti aspetteresti una visita, né tantomeno di sentirti male. Così ti capita di ritrovarti al fianco di un quarantacinquenne alle 02:45 del mattino, sulla tazza del water seminudo in preda a dei dolori addominali allucinati, con la moglie in pigiama ti che spiega spaventata che non sapeva cosa fare e ha chiamato l’ambulanza o ancora che ti si presenti sulla porta del soggiorno, la figlia sedicenne, della signora a cui stai facendo un ECG che, svegliata dal trambusto, completamente frastornata, non ha ancora ben capito cosa sta succedendo e cosa ci facciamo in casa sua.
Abbattiamo con la forza e senza neanche rendercene conto, qualsiasi barriera. Entriamo con gli scarponi, magari anche sporchi perché fuori piove, in case dove la mamma normalmente farebbe mettere le pattine a chiunque per non rovinare il pavimento o potresti ritrovarmi a cavalcioni al tuo fianco sul letto che ti misuro la pressione, con una divisa che proprio fresca e profumata non è , quando nella vita normale, guai a salirci sopra, con i vestiti con cui si è preso il tram o andati al lavoro.
Vediamo le persone come esse sono realmente: senza filtri, trucchi o artifizi. Osserviamo, gioco-forza, l’ambiente in cui vivono, entrando profondamente nella loro intimità, per poi salutarli dopo mezz’ora al pronto soccorso, senza probabilmente rivederli mai più.
Alcuni si scusano per il disordine, altri per averci accolti in pigiama, alcuni addirittura vorrebbero offrici qualcosa da bere…io rispondo sorridendo, sempre con la solita frase : ” Non si preoccupi signora, non ha idea di quante ne vediamo, non sono di certo due vestiti in disordine a sconvolgerci", al che si tranquillizzano e noi possiamo finalmente cercare di capire il perché della chiamata.
Ora ho finalmente capito come mai mia madre, che di ambulanze da giovane ha dovuto chiamarne anche troppe, ogni volta che le chiedo “ Che senso ha sistemare adesso !? Stiamo per andare a dormire ! ” mi risponde “ Così se viene l’ambulanza non trova disordine ”
mercoledì 25 marzo 2015
...Signor Michele
Sapevo che prima o poi questo momento sarebbe giunto. E sebbene sarà una
costante nel mio prossimo futuro, vista la facoltà che ho intrapreso, la prima
volta non è mai facile da affrontare.
Le mie mani, una sopra l’altra, come da manuale, comprimono il torace del signor Michele. 27…28…29…30…aspetto che il capo equipaggio, alla testa, esegua le due insufflazioni con l’ambu e poi di nuovo a massaggiare 1…2…3…4… Maledetti capelli lunghi! Continuano a cadermi davanti agli occhi ad ogni compressione toracica. Dove cazzo ho lasciato la fascia per raccoglierli!? Ma soprattutto perché sto torace non scende come sul manichino!?
Aumento l’intensità del massaggio.
“Lascia stare; ormai lo sterno è completamente sfondato, è per quello che ti sembra di non massaggiare abbastanza. Continua pure con il ritmo di prima che andava benissimo” mi dice Marta, con tranquillità .
In effetti sappiamo benissimo entrambi che, se anche ora interrompessimo le manovre di rianimazione, non cambierebbe nulla lo stesso. Il signor Michele è morto.
Quasi sicuramente lo era anche all’arrivo della prima ambulanza, composta da due soccorritori: sono loro ad aver iniziato i tentavi di rianimazione, ma essendo solo in due, hanno dovuto aspettare il nostro arrivo per trasportarlo in ospedale.
Sono andati avanti almeno per mezz’ora, il defibrillatore semiautomatico ha effettuato 11 analisi, nessuna delle quali seguita da alcuna scarica.
Non sono un medico ( non ancora almeno) , ma non è difficile ipotizzare che il signor Michele è in asistolia : il suo cuore ha smesso di battere da parecchio tempo e nulla potrà farlo ripartire.
Le mie mani, una sopra l’altra, come da manuale, comprimono il torace del signor Michele. 27…28…29…30…aspetto che il capo equipaggio, alla testa, esegua le due insufflazioni con l’ambu e poi di nuovo a massaggiare 1…2…3…4… Maledetti capelli lunghi! Continuano a cadermi davanti agli occhi ad ogni compressione toracica. Dove cazzo ho lasciato la fascia per raccoglierli!? Ma soprattutto perché sto torace non scende come sul manichino!?
Aumento l’intensità del massaggio.
“Lascia stare; ormai lo sterno è completamente sfondato, è per quello che ti sembra di non massaggiare abbastanza. Continua pure con il ritmo di prima che andava benissimo” mi dice Marta, con tranquillità .
In effetti sappiamo benissimo entrambi che, se anche ora interrompessimo le manovre di rianimazione, non cambierebbe nulla lo stesso. Il signor Michele è morto.
Quasi sicuramente lo era anche all’arrivo della prima ambulanza, composta da due soccorritori: sono loro ad aver iniziato i tentavi di rianimazione, ma essendo solo in due, hanno dovuto aspettare il nostro arrivo per trasportarlo in ospedale.
Sono andati avanti almeno per mezz’ora, il defibrillatore semiautomatico ha effettuato 11 analisi, nessuna delle quali seguita da alcuna scarica.
Non sono un medico ( non ancora almeno) , ma non è difficile ipotizzare che il signor Michele è in asistolia : il suo cuore ha smesso di battere da parecchio tempo e nulla potrà farlo ripartire.
Così mi ritrovo qui. Un sabato sera di gennaio, su un ambulanza che
corre a sirene spiegate tra i palazzoni popolari del sud-Milano, a massaggiare
un cuore che non riprenderà più a battere. Lo sappiamo tutti : Io, il capo
equipaggio e l’autista e forse lo sa
anche il signor Michele. Ma non per questo io smetto di comprimere quel torace,
Marta di insufflare aria nei polmoni o Matteo di fare lo slalom tra le auto nel
traffico. Non tanto perché non possiamo legalmente constatarne il decesso, ma
perché in fondo, compiendo quei gesti, codificati, protocollati ripetuti fino
all’automatismo, non abbiamo il tempo di pensare…pensare alla morte.
Già…la morte…ma che cos’è in fondo la morte ? Ne siamo quotidianamente circondati, ne sentiamo parlare ovunque: giornali, televisioni, libri…fateci caso ! Non passerà un giorno in cui voi non sentiate, almeno una volta, parlare di morte. Ma finché questa rimane confinata sulle pagine di un quotidiano o dietro uno schermo, non ci scalfisce; certo possiamo rimanerne sconcertati, rattristati o addirittura indignati, ma non siamo in grado di percepirne la profonda tragicità. Davanti alla morte tutto si sgretola : sogni, certezze, speranze…non tanto in chi ormai è già morto, ma in coloro che vi stanno assistendo.
Oggi
mi sono reso, forse per la prima volta
conto di quanto, nonostante tutti i nostri sforzi per camuffarlo, siamo esseri
infinitamente fragili e soprattutto mortali.
Non so che senso abbia la vita, in che modo vada vissuta, e
francamente queste domande mi angosciano terribilmente. Non so neanche se sia
normale porsele a 19 anni, mentre si finisce di ripulire una barella sulla
quale è appena morto un uomo.
Per ora so soltanto una cosa, forse cinica voi
direte. Ma allo stato attuale, non posso
far altro che ringraziare il Signor Michele: è stato il primo infatti a mettermi faccia a
faccia con la morte ed ad insegnarmi come affrontarla.
Iscriviti a:
Commenti (Atom)






